
Più a nord si addolcisce aprendosi in grandi spiagge dall’aspetto oceanico più che mediterraneo, come quelle di Cala Domestica ma soprattutto di Buggerru e di Portixeddu, e si conclude inaspettatamente con un assaggio di deserto africano bagnato dal mare, Piscinas. Queste spiagge sono per adesso ancora ignorate dal grande turismo di massa e frequentate soprattutto da chi cerca la pace e l’isolamento in un contesto ambientale unico. E su questo paesaggio costiero incombono i fantasmi architettonici delle vecchie miniere dismesse e degli edifici a loro annessi. Alcuni di questi si affacciano direttamente sul mare e sono visibili solo dalla barca, come Porto Flavia, altri si perdono in un entroterra praticamente deserto per scomparire lentamente come moderne rovine fagocitate dalla vegetazione di macchia e scolpite dal vento.
Un “paesaggio del silenzio” il cui fascino è dato oltre che dai suoi paesaggi, dagli oscuri “palazzi al contrario”, le miniere, e dalle numerose memorie archeologiche. Come il Tempio punico di Antas, ricostruito in epoca romana in stile ellenico, la cui suggestione è accresciuta dal luogo impervio e selvaggio in cui sorge. Per tutelare questo ambiente particolarissimo è stato istituito sotto l’egida dell’UNESCO il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, con progetti di recupero e rivalorizzazione del patrimonio architettonico delle miniere dismesse e di riconversione dell’ex indotto minerario in strutture e attività di turismo ecosostenibile, con il reintegro nel mondo del lavoro degli ex minatori e delle loro famiglie, coinvolte poi in azioni di protesta attiva in seguito agli ennesimi ritardi nell’attuazione pratica del progetto.